Provare paura in determinate circostanze non ha di per sé un valore negativo, anzi. Molto spesso la paura ci preserva da situazioni pericolose e ci permette di  uscirne indenni; in questo senso è un processo altamente adattivo.  Diventa invece disadattivo, ovvero patologico, laddove venga limitata la vita della persona, laddove la paura diventa panico e la persona finisce per restarne intrappolata.  Potenzialmente qualsiasi situazione può essere fonte di paura per l individuo; se è vero come scriveva Seneca che “tutto ciò che è creduto esiste” possiamo ben capire come non esistano limiti nella creazione di situazioni temibili per ognuno di noi.

Se analizziamo il processo legato al nascere e al costituirsi dei disturbi fobici, emerge che a determinare tali patologie non sia tanto l’ evento iniziale legato alla paura, bensì ciò che il soggetto mette in pratica per evitarla, ossia le Tentate Soluzioni messe in atto per affrontare il problema. Nello specifico, sono state individuate tre tipiche tentate soluzioni che portano allo stabilizzarsi della paura e ad un livello superiore di gravità della stessa:l’ Evitamento, la Richiesta di aiuto e il Controllo.

L’Evitamento della situazione temuta fa si che la persona si senta rassicurata a breve termine, perché evitando il pericolo preserva apparentemente la propria incolumità, ma a lungo termine l’ effetto è esattamente l’ opposto. Evitare le situazioni temute ne conferma infatti la pericolosità agli occhi della persone e ciò prepara la strada all’ evitamento successivo.  Con il passare del tempo gli evitamenti diventano sempre maggiori proprio perché non ci si sente più in grado di affrontare nulla e si diviene privi di risorse per far fronte al problema. Proprio come scriveva F.Pessoa si finisce per “portare addosso tutte le ferite delle battaglie evitate”.

La Richiesta di aiuto interviene proprio perché, non sentendosi capaci di affrontare la situazione da soli con le proprie forze, ci si appoggia agli altri per riceverne sicurezza. Anche questa tentata soluzione nell’ immediato ha un effetto calmante, ma con il tempo consolida ancor di più l idea di non riuscire a farcela da soli e tende alla generalizzazione. Parallelamente, coloro che offrono aiuto al soggetto fobico, con le migliori intenzioni producono i peggiori effetti perchè finiscono per diventare complici dell’ aggravamento del problema.

L’ ultima tentata soluzione è quella del Controllo, ovvero tutto ciò che il soggetto mette in pratica per controllare le proprie reazioni, sia fisiologiche che comportamentali, e proprio così facendo ne esaspera la gravità.  Nel tentativo infatti di controllare il proprio corpo e la propria mente, la persona arriva inevitabilmente a sperimentare un vero e proprio paradosso: ciò che si vuole controllare sfugge ancor di più dal controllo, per cui si innescherà un processo per il quale è esattamente “il controllo che fa perdere il controllo”.

L’ analisi quindi del sistema percettivo-reattivo della persona ci permette di intervenire a livello di terapia con tecniche specifiche costruite ad hoc per rompere questo circolo vizioso creato dalle tentare soluzioni messe in atto, fino alla sblocco della situazione problematica. Attraverso strategie specifiche, interazione comunicativa e relazione paziente-terapeuta si riesce a superare la paura ed a consolidare nel tempo i risultati ottenuti. In altri termini, si riesce a trasformare magicamente la paura in coraggio; come scriveva Tagore “la lezione più importante che l’ uomo possa imparare in vita non è che nel mondo esiste la paura, ma che dipende da noi trarne profitto e che ci è consentito tramutarla in coraggio”.